Adam Print guidava piano sulla Overseas Highway, tra Key Largo e Key West. Sul vecchio furgone rosso, tra la ruggine e la polvere, si riusciva ancora a intravedere una U e una C. Quello che rimaneva di un logo, forse la United Fruit Company. Superata Mangrove Marina all’altezza del bivio per Tavernier Creek, Adam frenò di colpo. Due tizi sul ciglio della statale facevano l’autostop con due enormi zaini. Adam fece segno che potevano sistemarsi nel cassone, se ci riuscivano, tra le casse di Miller e la trebbiatrice rotta. Tra i sobbalzi del pick up, sulle buche del tratto tra Cotton Key e Islamorada, Adam raccontò ai suoi due passeggeri che il furgone era appartenuto a suo padre, il vecchio Tommy “spot” Print, che negli anni ’70 faceva la spola tra due siti di confine, tra Ciudad Juarez e il Texas. Spot contrabbandava sigarette cubane e piccoli oggetti di design in una zona calda, dove la guerrilla non si fermava mai: cinquant’anni “above e below the line” come ripeteva il vecchio. Scoprì che i due tizi erano italiani, o messicani, con due strani cognomi. Uno si chiamava Art, come Garfunkel, o forse era il mestiere, va a sapere, c’era troppo rumore per capirci qualcosa. Si chiamava Art Cervellino o Vercellino, forse. L’altro si chiamava Paulie o Pablo o Paulo e aveva un cognome assurdo che ricordava un Key.